Recensione – I riti dell’acqua di Eva Garcia Sàenz de Urturi

Bentornati al nostro appuntamento con la recensione del venerdì! Oggi ci occupiamo del libro I riti dell’acqua (edito da Piemme), secondo volume della trilogia de Il silenzio della città bianca. Un thriller tanto intrigante quanto curato in ogni dettaglio.

Qualche mese fa abbiamo parlato dell’autrice di questa saga, Eva Garcia Sàenz de Urturi, condividendo la sua biografia e qualche riflessione sul primo libro (Il silenzio della città bianca). Potete recuperare il post qui.

Come il capitolo precedente, anche I riti dell’acqua vede come protagonisti il profiler Unai de Ayala e la vicecommissaria Alba de Salvatierra. I due sono impegnati a dare la caccia a un serial killer che uccide le sue vittime seguendo un rituale celtico antichissimo, appendendole per i piedi con la testa nell’acqua.

La trama diventa ancora più inquietante quando si scopre che le vittime erano legate a Unai in un passato ormai lontano, ma che tuttora si trascina dietro un alone di mistero.

Fermare la catena di delitti spetta proprio a Unai e Alba, anche se questo potrebbe portarli dritti dentro il pericolo. Loro, infatti, non sanno che l’assassino è più vicino di quanto credano…

Lo stile di scrittura di Eva Sàenz de Urturi è sempre molto coinvolgente. Lei è una grande esperta di storia e, nelle sue opere, questa conoscenza traspare completamente. Allo stesso tempo, però, ha saputo creare una saga intensa e piena di suspence, che unisce passato e presente in un intreccio avvincente. Leggendo I riti dell’acqua non si ha l’impressione di avere tra le mani un libro di storia, anche se le ricostruzioni raffinate e i dettagli realistici fanno immergere il lettore in ogni scena del crimine. Perciò il lavoro è decisamente riuscito.

Un libro in una frase: quando non riesci a liberarti dai traumi del passato e lasci che questi prendano il sopravvento, rischi di perdere la ragione e ti senti in grado di fare qualunque cosa. Perfino uccidere.

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