Recensione – La corona del potere di Matteo Strukul

Settimana scorsa abbiamo iniziato ad analizzare un’interessante saga di Matteo Strukul, parlando del libro Le sette dinastie. Oggi continuiamo questo percorso incontrando il secondo volume di questa serie: La corona del potere.

Se ve la siete persa, potete trovare qui la recensione de Le sette dinastie. Invece, se volete saperne di più su Matteo Strukul e la sua produzione cliccate qui.

La corona del potere riprende il racconto circa 12 anni dopo la conclusione del primo capitolo della saga. La situazione è drammatica: il re francese Carlo VIII sta per invadere l’Italia con il suo colossale esercito. Ludovico il Moro, dopo aver ridotto il popolo all’osso, abbandona il proprio ducato per evitare la cattura da parte dei francesi.

Nel frattempo a Roma viene eletto Papa Rodrigo Borgia con il nome di Alessandro VI, il quale assegnerà ai suoi figli posizioni strategiche per rafforzare la sua potenza. Ad esempio, a Cesare Borgia (il più famigerato) è stata affidata la carica di cardinale. Tuttavia, dopo la misteriosa morte del fratello, Cesare non si lascerà sfuggire l’occasione di comandare l’esercito alla conquista di nuovi territori.

Intanto i francesi hanno raggiunto Firenze, decisi a proseguire la loro marcia verso Roma e Napoli. In tutto questo caos la Repubblica di Venezia rimane a guardare, tenendosi costantemente informata grazie alle numerose spie, e resta neutrale (almeno per il momento…).

In questa saga possiamo riscoprire gli eventi storici che hanno contribuito a consolidare il nostro Paese per ciò che è oggi. La corona del potere ci fa conoscere e approfondire personaggi unici che, con la loro personalità più o meno discutibile, hanno creato una pagina importante della nostra Storia. La serie de Le sette dinastie riesce a combinare Storia vera e romanzo in modo sapiente, tanto da rendere leggeri e godibili due libri davvero ricchi di nozioni.

Un libro in una frase: anche l’alleanza più solida può sgretolarsi quando entrano in gioco interessi e opportunità migliori. In questo equilibrio così precario esiste un’unica regola: solo il più scaltro sopravvive.

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